Il Geometra delle Api
Giacomo Prina: “Nuova vita 7 anni fa”. Ora ha 300 alveari
Grazie a “La Prealpina” per questo bell’articolo su di noi. Grazie anche per aver voluto focalizzare l’attenzione sul difficile momento che l’Apicoltura Italiana sta vivendo.
BACENO – Apicoltori non ci si improvvisa. Ci deve essere infatti studio, preparazione e una grande passione per le api, alla base di quella che può diventare una scelta lavorativa, che deve essere però anche prima di tutto una scelta di vita.
Già, perché produrre miele, polline e pappa reale non è semplice. Bisogna conoscere molto bene il curioso mondo delle api ed entrare in simbiosi con queste laboriose piccole creature, prima ancora di scoprire il paziente e industrioso lavoro che si nasconde in una goccia di miele.
Poi, può davvero capitare di rimanere affascinati, al punto di cambiare vita. Come ha fatto Giacomo Prina, di Baceno, con un passato da geometra. L’ossolano 7 anni fa ha abbandonato per sempre teodolite e palina, per progettare la sua nuova vita lavorativa, quella nata dalla passione per le api.
“I miei genitori”, spiega Prina “già dal 1978 facevano gli apicoltori ma io, a dire il vero, da bambino vedevo questo mondo con poco interesse, ero svogliato nel seguirli. La passione è arrivata dopo, come un dirompente richiamo della foresta.
Nel 2014 ho aperto la mia azienda, all’inizio con una settantina di alveari, ora ne ho trecento”. Da allora ha iniziato a produrre miele, coinvolgendo anche la compagna Marta. “È un’impresa a stampo famigliare, lei si occupa del confezionamento e delle bomboniere, poi ci sono tutti gli altri prodotti oltre al miele: polline, pappa reale, propoli”. Un mondo che inizia a piacere anche ai figlioletti: un bimbo di 7 anni e una bimba di 3 anni.
Ma può davvero diventare un lavoro redditizio, l’apicoltura? “Oggi si fa molta fatica. Una volta era più semplice, ora con il clima pazzo e i problemi di inquinamento la vita delle api è sempre più a rischio”, evidenzia l’apicoltore, che pratica anche il nomadismo. “Gli allevatori spostano le mucche in estate negli alpeggi in quota per l’erba, noi spostiamo le api per seguire la fioritura. Ad Aprile stiamo sul Lago Maggiore, poi veniamo a Baceno e in estate saliamo all’Alpe Crampiolo, nel Parco Veglia-Devero. Ma le api non sono solo produzione di miele e di altri prodotti, ci tengo a precisarlo: c’è una cultura alla base. Noi organizziamo anche attività di promozione nelle scuole e tra i bambini, sullo stile delle fattorie didattiche. Spieghiamo loro le caratteristiche degli alveari e il ciclo del miele. È giusto trasmettere e tramandare questo mondo affascinante ai più piccoli”.
Di miele, ce ne sono di vari tipi, ovviamente. “Il nostro fiore all’occhiello è quello di rododendro, che viene prodotto in piccole quantità nel Parco del Devero. I più richiesti, in generale, sono quelli di tiglio, di castagno e di acacia”.
Infine il monito per chi volesse seguire le sue orme. “Che consigli posso dare a un giovane che vuole iniziare questa attività? Quello di studiare e di non improvvisarsi mai. Un apicoltore non capace arreca danni anche alle apicolture vicine alla sua. Prima del guadagno, ricordiamoci, viene sempre la passione”.
Marco De Ambrosis
Fonte: “La Prealpina” 04/09/2021